O Capitano! Mio Capitano!
O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambìto premio è conquistato,
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
occhi seguono l’invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! Cuore! Cuore!
O gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il Capitano,
caduto, gelido, morto.
O Capitano! Mio Capitano! Risorgi, odi le campane;
risorgo – per te è issata la bandiera – per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri – per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;
ecco Capitano! O amato padre!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.
Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili,
non sente il padre il mio braccio, non ha più energia né volontà,
la nave è all’ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito,
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;
esultate coste, suonate campane!
Mentre io con funebre passo
Percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.
Questa bellissima poesia di Whitman è stata scritta in seguito alla morte del presidente Abraham Lincoln.
L’opera contiene infatti diverse metafore che si riferiscono al presidente e agli Stati Uniti d’America in generale.
Il capitano è appunto Abraham Lincoln, caduto in quanto assassinato, mentre la nave rappresenta gli Stati Uniti. A questo proposito, il viaggio di cui parla Whitman è riferito alla situazione drammatica e difficile della guerra di secessione.
Alla fine la nave è arrivata a destinazione, nonostante le mille difficoltà incontrate, ma il capitano Lincoln, colui che aveva guidato la nave e portato alla vittoria, non ce l’ha fatta.
In questa poesia, traspare il grande amore che il poeta provava verso l’America.